Gennaro Carrillo inizia giovanissimo a suonare nelle prime garage-band di Trani, spinto dalla passione per la musica, e per il blues in particolare. Nel 1982, insieme al chitarrista Enzo Palumbo , fonda la band "Black Cat Bone". A completare la line-up della band arriva, nel 1985, il chitarrista Gianni Di Ruvo. Nel ’89 Le opportunità di lavoro spingono Gennaro e Gianni a trasferirsi al nord e la band si scioglie. A Milano si presenta però una opportunità inaspettata: l’incontro di Gennaro e Gianni con Nunzio Dragonetti, tastierista, anche lui di origini tranesi, fa si che il vecchio progetto dei “Black Cat Bone” possa tornare a pulsare riprendendo a Milano quella favolosa esperienza avviata a Trani. Altri "compagni di strada" si avvicendano nella formazione che comincia a farsi conoscere suonando nei locali dell'hinterland milanese, partecipando ad alcuni importanti festival - tra cui Pistoia Blues (1996) e Bordighera Jazz & Blues Festival (1999) - e registrando il loro primo disco "JUST A LITTLE BLUES" (1996). Inizia così il periodo più fecondo della band: Gennaro e i suoi amici iniziano a comporre i loro primi "pezzi", caratterizzati da un sound radicato nella tradizione del "delta blues" ma con testi in italiano, una vera "chicca" per gli appasionati del genere. Alcuni brani inediti vengono raccolti nel secondo CD - "BLUES CON LE MANI" (2000) - che ottiene un riscontro positivo da parte della critica specializzata. Negli anni successivi la band continua a esibirsi in italia e all'estero in festival blues di grande rilievo e produce un altro album: "TOO BLUES TOO SUCCEED" (2006).
Attualmente la band sta registrando il suo quarto CD basato essenzialmente su brani in italiano scritti dallo stesso Gennaro (l’uscita del lavoro è prevista entro la fine del 2010).
Gennaro, pur essendo un dilettante, è uno dei più bravi armonicisti blues che si possono ascoltare in Italia e siamo davvero orgogliosi di poter proporre al pubblico di "mi cantìno" questo musicista, cantante, compositore, artefice e rappresentante della vivacità culturale della nostra terra.
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